Kanazawa - Noh Museum

Kanazawa – I musei da non perdere

Kanazawa e i suoi colori che cambiano a seconda della stagione nei giardini di Kenrokuen. Le acque limpide dei fiumi Saigawa e Asanogawa. L’abbondanza di verde lussureggiante e la natura in ogni angolo. La raffinata cultura tradizionale mista a elementi di modernità in uno sviluppo urbano che procede senza sosta. Questi i principali motivi per cui dovete visitarla.

“Dimentica il tuo bentō ma non dimenticare l’ombrello” è un proverbio che a Kanazawa tutti conoscono e tengono ben in mente. Ma io sono stata fortunata e ho trovato un sole splendente e caldo.

indice:
Noh Museum
indossare la maschera Noh
21ST CENTURY MUSEUM OF CONTEMPORARY ART
COME È FATTO IL MUSEO 
L’INSTALLAZIONE DI LEANDRO ERLICH
D.T. SUZUKI MUSEUM
LO SPAZIO CONTEMPLATIVO

Kanazawa si trova nella prefettura di Ishikawa a pochi chilometri dalla costa del Mar del Giappone e poco distante dalle verdissime Alpi Giapponesi. Cosa rende Kanazawa così attraente? Sicuramente le dimensioni che permettono di gustarla a piedi. La tranquillità che regna sovrana. A me ha fatto innamorare un centro storico così tradizionale in contrasto con le strutture contemporanee così all’avanguardia.

Kanazawa – Noh Museum

Kanazawa è una città nota per la sua ricca cultura giapponese. In questo senso, spicca il teatro tradizionale del Noh. Pensate che il teatro era così popolare a Kanazawa che si diceva che “i canti di Noh cadono dai cieli” poiché le canzoni si potevano ascoltare un po’ ovunque in città. L’antica arte drammatica patrimonio dell’UNESCO è caratterizzata da canto poetico, passaggi di danza, maschere estremamente belle e costumi finemente colorati. Ho molto apprezzato la visita al museo del Noh perché permette di scoprire molto su questa antica arte.

Situato nello stesso edificio di Crafts Hirosaka, il museo di Noh offre una rapida introduzione al mondo del teatro drammatico giapponese. Dà grande risalto alla scuola Kaga Honsho che ha avuto origine a Kanazawa durante il periodo Edo. Al primo piano si può ammirare un modello in miniatura di un teatro Noh insieme ad una serie di maschere utilizzate nelle rappresentazioni. Le maschere con elementi in oro sono quelle che rappresentano esseri non umani, come diavoli o demoni. Molto interessante la sezione che mostra il processo per realizzare queste maschere, dai modelli in cartoni al legno da cui vengono intarsiate, insieme alla fase finale della pittura. Al secondo piano si possono invece ammirare alcuni costumi tradizionali e gli splendidi ventagli finemente dipinti.

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Kanazawa – indossare la maschera Noh

Ma la particolarità di questo museo è sicuramente la possibilità di poter sperimentare l’essere sul palco in prima persona: si può infatti indossare il costume completo e la maschera a seconda della propria preferenza. È un rito sacro la vestizione, e prima di indossare la maschera si deve tenerla con il volto rivolto verso noi stessi e fare un piccolo inchino per mostrarle il dovuto rispetto. Una volta indossati gli abiti, si percepisce quanto gli attori dovevano essere abili e forti: gli abiti sono infatti molto pesanti e caldi e le fessure per gli occhi della maschera sono molto piccole, tanto da non consentire una visuale ottimale.

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Kanazawa – 21st Century Museum of Contemporary Art

Il museo di arte contemporanea del XXI secolo è una delle opere più importanti progettate da SANAA (Sejima e Nishikawa Architects and Associates). Situato vicino al giardino del Kenroukuen, è inscritto in un cerchio di 112,5 metri di diametro immerso in un parco di forma irregolare che ospita alcune opere come estensione del museo stesso. Qui si trova l’opera di Florian Claae “Klanfgeld Nr.3 für Alina”: dodici tubi con una forma simile a pipe posti intorno al museo; uniti sottoterra a coppie, ogni tubo condurrà la tua voce in un posto inaspettato.

Il museo presenta spazi per riunioni, sale da lettura, biblioteca e laboratori. È un complesso fatto da spazi ad accesso gratuito a beneficio della popolazione locale e aree a pagamento dove sono presenti le opere. La sfida era proprio quella di creare un equilibrio tra questi due ambienti, sfocando i confini tra aree pubbliche e private intorno a quattro cortili. L’interazione con lo spazio pubblico è tale che talvolta il fluire stesso delle persone interagisce con le aree espositive.

KANAZAWA – 21ST CENTURY MUSEUM OF CONTEMPORARY ART

Kanazawa – come è fatto il museo 

Architettonicamente, il museo è una serie di scatole di diversa area, livello di opacità e di altezza, dai 4 ai 12 metri,  che vengono inserite in una sorta di involucro di vetro circolare, unendosi con armonia all’ambiente esterno. Il cilindro esterno è un bordo sottile e trasparente che è collegato all’esterno. Si tratta di un disegno ingannevolmente semplice ma altamente provocatorio, che sfida la nozione tradizionale di un flusso museale, offrendo ai visitatori la piena libertà sulla loro posizione, la loro appropriazione dello spazio, la definizione del proprio percorso e la loro interazione con l’edificio, l’arte e l’ambiente.

In questo contesto alcune opere esposte collaborano per sottolineare la connessione fenomenologica tra lo spettatore, l’oggetto esposto e la natura, stabilendo non solo un rapporto di osservazione passiva ma di interazione individuale e di gruppo con l’arte.

KANAZAWA – 21ST CENTURY MUSEUM OF CONTEMPORARY ART KANAZAWA – 21ST CENTURY MUSEUM OF CONTEMPORARY ART

Kanazawa – L’installazione di Leandro Erlich

Una delle più sorprendenti installazioni  è il lavoro di Leandro Erlich, chiamato “Piscina”. È stato insolito trovare una piscina nel mezzo di un museo, e soprattutto sorprendente vedere le persone sott’acqua. Più tardi, entrando nelle aree espositive nel seminterrato, si accede dal basso all’interno della piscina e si può vedere le persone dall’altra parte dell’acqua. L’effetto è molto interessante e di successo, garantendo una partecipazione pubblica entusiasta. Si ottiene mettendo due piastre acriliche separate fra di loro per 30 cm, e riempiendo lo spazio d’acqua. Un altro strato di acqua di circa 10 cm di spessore è posizionato in cima all’acrilico per ottenere un effetto più realistico.

Altre due installazioni che ho sempre sognato di vedere e che sono presenti nel museo sono il “Green Bridge” di Patrick Blanc, un muro alto 13 metri e largo 15 ricoperto da cento tipi di piante che bene si ambientano al clima di Kanazawa, e “L’Origine du monde” di Anish Kappor: un grande ovale nero in un muro di cemento inclinato dal pavimento al soffitto, che si estende per tutta l’ampiezza della sala.

Molta gente potrebbe semplicemente dire “qual è il punto?”. Per molti questo tipo di mostre, ma l’arte moderna in generale, creano dubbi. Qual è il punto in qualunque cosa? Qual è il punto del mio blog? Qual è il punto della tua esistenza? Forse misurare le nuvole?

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KANAZAWA – 21ST CENTURY MUSEUM OF CONTEMPORARY ART

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Kanazawa – D.T. SUZUKI Museum

Il museo Suzuki è un piccolo museo commemorativo delle opere di Suzuki Daisetz Teitaro (1870-1966). É un vero e proprio museo spirituale. Dopo aver trascorso gran parte della sua vita a vivere e studiare al tempio di Engakuji a Kamakura, Suzuki ha scritto molto sul buddismo Zen e la sua influenza sulla vita quotidiana. In mostra si trovano molti suoi scritti che permettono di conoscere molto sulla sua vita e la sua filosofia.

Questo museo, aperto nel 2011, si trova proprio nel quartiere di Kanazawa dove nacque Suzuki, a dieci minuti a piedi da Kenrokuen. Progettato dall’architetto Taniguchi Yoshio, l’architettura del museo funge da interpretazione della vita di D.T. Suzuki e della borghesia religiosa: il suo uso di linee pulite e semplici insieme a spazi aperti fa sì che i visitatori si fermino e riflettano. Trasmette la serenità che accompagna la filosofia Zen: c’è un senso di tranquillità che si può sentire in tutto il museo. Nonostante la sua piccola area, il museo dispone di tre edifici collegati da corridoi costruiti intorno ad un grande stagno piatto al loro centro, chiamato “Il giardino degli specchi d’acqua”.

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Kanazawa – lo spazio contemplativo

Un’altra caratteristica del museo è lo spazio contemplativo, costituito da una grande sala con aperture su tutti e quattro i lati, che si estende nel giardino degli specchi d’acqua. Ci sono posti a sedere dove i visitatori possono prendere tempo per meditare e pensare mentre guardano l’acqua. Inoltre vi è uno spazio di apprendimento ad un’estremità del museo dove i visitatori possono soffermarsi a leggere gli scritti di Suzuki. Questo imponente complesso incarna il cuore dello Zen: invita a conoscere l’uomo e praticare la consapevolezza affacciandosi sul giardino dello specchio d’acqua, e vivere una sensazione di calma.

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Visitando questo museo non ho potuto fare a meno di pensare a come la parola “zen” sia tra le più abusate dagli italiani. Cena zen, serata zen, oggi ci sentiamo zen. Ma in realtà nemmeno i giapponesi riescono a spiegare cosa è la filosofia zen, sebbene sia parte integrante della loro cultura e religione. Ed ammetto che non sapevo molto, se non niente del filosofo buddista. Allo stesso modo non sapevo niente dell’architetto Yoshio Taniguchi. Lo spazio e le opere sono impressionanti, ma è la mancanza di mostre e l’effetto dello spazio stesso che rende il Museo D.T. Suzuki così potente. Mi sono sentita libera di sperimentare la rappresentazione dell’architetto Taniguchi del Buddhismo Zen con una mente aperta, attraverso le linee pulite del suo museo Suzuki e dei suoi spazi esterni.

Kanazawa mostra un Giappone antico e tradizionale, con i suoi modi garbati e un pizzico abbondante di sorpresa.

Kanazawa - D.T. SUZUKI Museum

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In partnership con HIS-Viaggi Giappone

 

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TheRuberry

Nata a Firenze e totalmente innamorata della sua città e della sua terra, la Toscana. Laura è una ragazza con tantissimi, forse troppi, interessi, primo tra tutti la fotografia. Le piace viaggiare, scoprire nuovi posti e vivere avventure. Vive il viaggio come una terapia, una terapia per cambiare luogo, cambiare idea, cambiare sguardo, per trovare e ritrovare l’armonia. Viaggiare le fa bene, le permette di conoscere luoghi, persone, imparare lingue, vivere avventure nuove. La fotografia è la sua forma di comunicazione preferita, che le ha dato la soddisfazione di collaborare con grandi marchi: Canon e Samsung nel 2016, Sony e OnePlus nel 2017. Ogni giorno il mondo di Instagram le regala emozioni, grazie a cui è stata menzionata in più articoli come una delle instagramer da seguire. Motivo per cui in molti la conoscono come Ruberry, il suo nick name sui social che ormai è diventato un secondo nome.