Il Castello di Banfi è un posto magico. È il posto dove per la prima volta quest’anno ho visto la primavera, ho visto la natura risvegliarsi con i suoi colori vibranti e accessi ed ho sentito il sole caldo sulla mia pelle. Ma è un luogo ideale per tutti gli amanti dei vini, dove ho visto le viti piangere e le prime gemme di San Giovese prepararsi ad essere le protagoniste di questa nuova vendemmia. Ho sentito il vino dormire nelle botti e sognare in cantina, al riparo nelle sue botti di rovere. Ed infine ho visto il colore rosso rubino accendersi sotto i raggi del sole e profumi intensi sprigionarsi da calici di cristallo. Il vino ha incantato per millenni uomini e donne e a me ha sempre incuriosito questo nettare divino. In fin dei conti siamo tutti mortali fino al primo bacio e al secondo bicchiere di vino.
Castello di Banfi – un tour tra i vigneti
Castello Banfi offre a tutti la possibilità di scoprire l’affasciante mondo del vino. Un tour in cantina in abbinamento con un pranzo a degustazione o alla carta, ideale sia per gli esperti che conosco già tutti i processi di produzione del vino e vogliono conoscere personalmente l’azienda e lasciarsi guidare nell’abbinamento di grandi piatti e grandi vini, sia per chi è alle prime armi e vuole scoprire di più di questo mondo.
Castello di Banfi – la storia della famiglia Banfi
Nel mondo del vino Toscano e Italiano, la cantina Banfi è uno dei nomi più conosciuti ed uno dei più prestigiosi. Forse non tutti sanno che Banfi è un’azienda americana fin dalle sue origini. Venne infatti fondata nel 1978 per volontà dei fratelli italo americani John e Harry Mariani. La storia nasce nel 1919 quando Giacomo Mariani, figlio di immigrati italiani negli Stati Uniti, torna in patria e cresce con la zia a Roma. La donna, tenutaria delle cucine papali, già all’epoca aveva capito il valore del vino ed istruì il nipote in questa arte. Giacomo inizierà poi ad importare vino italiano negli Stati Uniti dando origine a questa grande tradizione.
Castello di Banfi – com’è cambiato il territorio di Montalcino
Da sempre l’azienda investe nella produzione del vino su territorio italiano. Pensate che fino agli anni ’70 il territorio di Montalcino era estremamente diverso da come lo vediamo oggi. Infatti il 66% della zona era incolta e disabitata, impossibile da credere muovendosi oggi per le strade di questa ricca zona toscana. La famiglia Mariani fu lungimirante comprando ben 3 mila ettari di terreno in una delle zone più depresse della Toscana.
Castello di Banfi – rispetto per l’ambiente
L’obiettivo dell’azienda è stato chiaro fin dall’inizio: creare una cantina all’avanguardia che combinasse la tradizione e l’innovazione tecnologica nei vigneti per la produzione di vini di alta qualità.
La tenuta di Castello Banfi si estende a sud di Montalcino fino ai confini della Val d’Orcio per un totale di più di 7 ettari di terreno. Solo un terzo è coltivato a vigneti, ed è bellissimo muoversi per la zona e vedere la crescita delle vigne: piante giovani di alcuni giorni, vigneti di un paio di anni fino a quelli di oltre 40 anni che sono ormai alla fine della loro fase produttiva. Altra grande produzione è quella degli alberi da frutto, principalmente prugne, ed infatti l’azienda è la prima per produzione di prugne secche in Italia, lo avreste mai detto?
Ma cosa più colpisce è sapere che metà dell’azienda è incolta. Una scelta consapevole per rispettare la natura e proteggerne le sue risorse più grandi, cioè il clima e l’ambiente. Banfi è inoltre la prima cantina ad ottenere la certificazione di Responsabilità Etica, Sociale e Ambientale, in parole povere l’azienda è completamente indipendente a livello energetico.
Castello di Banfi – tecnologia ed innovazione
A pochi metri da Poggio alle Mura si trova una zona altamente selezionata di appena 35 ettari di terreno. Una collaborazione con l’Università di Milano ha permesso di scoprire che in azienda ci sono ben 29 micro climi diversi: questo ha permesso di sfruttare queste piccole zone per la coltivazione di determinati tipi di viti per aumentare ancora la qualità del prodotto finale.
Ad esempio nella zona più alta del castello sono state isolate e selezionate tre sotto-varietà di San Giovese che oggi producono un Brunello di Montepulciano di impronta internazionale. Non è un caso che qui vi siano questi microclimi. Infatti 5 milioni di anni fa in questa zona vi era il mare: non è raro trovare conchiglie e fossili, anzi è stata trovato il fossile di una balena di 9 metri! Questo ha permesso di avere un terreno calcaroso che assorbe facilmente l’acqua.
Castello di Banfi – il pianto della vite
Conoscete il detto “piangi come una vite tagliata”? Si dice così perché effettivamente anche le viti piangono. Viene chiamato “pianto della vite” quel fenomeno di emissione di liquido a livello dei tagli della potatura che precede la fase della germogliazione. Vedere queste viti che si risvegliano dal lungo e freddo inverno e iniziano a produrre le prime gemme di San Giovese è un’emozione. Incredibile come queste piante così semplici, che si muovono e si arricciano graziosamente per chilometri diano un frutto così prezioso e unico. Qui tutta la vendemmia è fatta a mano e la produzione è disciplinata dal consorzio di Montalcino.
Castello di Banfi – la cantina e le sue botti
Dalle vigne si passa alla cantina, progettata per proteggere l’integrità e la ricchezza dell’uva. Anche qui innovazione tecnologica e ricerca sono sempre all’avanguardia. Entrati in questa cassaforte di legno l’occhio si perde tra le centinaia di botti in rovere che conservano al loro interno un dormiente e sognante vino. Niente è lasciato al caso e anche le botti sono di produzione Banfi: legno di rovere proveniente da sette luoghi selezionati della Francia, lasciato essiccare all’aperto per 3 anni e poi spedito in Lombardia dai bottai Gamba per la produzione delle botti.
La vita di una botte è di circa 5-6 anni, attraverso i quali vedrà vari passaggi del vino, che infatti, durante il suo invecchiamento, cambierà ubicazione per tre volte passando da botti giovani a botti ormai quasi esauste. Passata questa fase la botte verrà usata per vini di pronta beva o per la produzione di aceto, altra produzione di eccellenza Banfi.
Castello di Banfi – la cattedrale del Brunello
Il lento e lungo riposo silenzioso del vino Banfi è affidato a queste cantine dove pressione, temperatura ed umidità vengono costantemente controllate per permettere al tempo di affinare le caratteristiche, l’eleganza e la morbidezza del vino, al fine di renderlo il prodotto di eccellenza che conosciamo. Di luoghi sacri ne ho visti molti, ma niente mi aveva lasciato senza fiato come la Cattedrale del Brunello: una stanza in cui botti di 90 o 60 ettolitri conservano per 2 anni il re dei vini. Dall’anno della vendemmia devono passarne 5 prima che Il Brunello possa andare alla vendita: l’anno che leggiamo sulle etichette è proprio quello della vendemmia.
Per gli anni dove si ha una vendemmia a 5 stelle si decide di lasciare ad invecchiare il vino un anno in più, creando così una “riserva”. Sapete che secondo la leggenda il grande Leonardi Da Vinci era anche un intenditore di vini? Si dice che questa grande mente ci abbia lasciato in eredità l’invenzione dello sfiatatoio, quello strano “cappello” che vediamo sopra queste grandi botti che permette l’uscita dei gas che si creano in fase di fermentazione senza permettere all’ossigeno esterno di entrare nella botte a ossidare il vino. In fin dei conti era un toscano …
Castello di Banfi – il ristorante la “Taverna”
Sapete che la grappa è un distillato che nasce dalle vinacce? È ottenuto dalla svinatura dei vini rossi, ed infatti un altro prodotto di eccellenza in casa Banfi è la grappa. Assolutamente da assaggiare al vostro fine pasto. A castello Banfi, oltre ad un giro tra vigneti e cantine, potete alloggiare nell’hotel che conta 14 camere. Un piccolo angolo di paradiso tra le colline toscane.
Sicuramente un luogo dove assaporare la cucina toscana e gli ingredienti freschi del territorio. “La Taverna” è un classico ristorante toscano aperto a pranzo. Quello che una volta erano le cantine dove riposava il Brunello in grandi botte di rovere, oggi è un ristorante dall’atmosfera piacevole con un menù, degustazione o alla carta, che offre pietanze sapientemente selezionate, le quali vanno ad esaltare i vini che avete imparato a conoscere nella vostra piccola gita.
Imparare a conoscere il territorio e diventare dei consumatori responsabili che sanno riconoscere i prodotti di qualità italiani. Una missione che fa bene a noi, ai produttori e all’ambiente. Allora perché non iniziare da un bicchiere di vino immersi nello splendido paesaggio della Toscana?
In partnership con Castello Banfi il Borgo
Tutte le foto sono state realizzate con fotocamera Sony α7 RII e obbiettivo FE 24-70 mm F2,8 GM