LA VISTA DAL MONTE DEI CAPUCCINI

Torino – cosa vedere in tre giorni

Siete mai stati a Torino? Io ci sono sta tre volte, la prima in occasione delle olimpiadi invernali del 2006 e, alcuni anni dopo, per un concerto.,Non avevo però, mai avuto l’occasione di visitare la città.

Questa volta ci sono tornata per visitarla, in un soggiorno di tre giorni, una scelta dettata da volere andare in una città italiana diversa dal solito, e ho dedicato ore.

Mi domando perchè non avevo mai considerato Torino, come una città turisticamente importante, non riesco a capire cosa avesse dettato in me questo giudizio assolutamente non veritiero. Già organizzando il viaggio, mi sono resa conto di quanto ci sia da esplorare in questa città  città ricca di storia, tra musei, caffè storici, edifici curiosi e piatti locali.

Indice:
Visitare il Museo Egizio
IL MUSEO DEL CINEMA
MAUTO – MUSEO DELL’AUTOMOBILE DI TORINO
CAFFÈ STORICI DI TORINO
I TRAMEZZINI DEL CAFFÈ MULASSANO
LA TORTA AL CAFFÈ PLATTI
LA MERENDA ALLA FARMACIA DEL CAMBIO
I GIANDUIoTTI DI GUIDO GOBINO
TANTE CURIOSITÀ DA SCOVARE IN GIRO PER LA CITTÀ
LA VISTA DAL MONTE DEI CApPUCCINI
CHIESA GRAN MADRE DI DIO
VISITARE LA BASILICA DI SUPERGA
TORINO + PIEMONTE CARD CARD
DOVE MANGIARE
Visitare il Museo Egizio 

Una visita a Torino, non può considerarsi tale senza una visita al Museo Egizio! Per dovere di cronaca, vi confesso che c’ero già stata in occasione delle olimpiadi invernali, durante la notte bianca, devo però ammettere che ero troppo stanca, e per questo, la mia visita fu molto superficiale. Ecco perchè, questo museo, era in cima alla lista dei posti da visitare.

Il Museo Egizio, ha sede in un palazzo barocco nel centro della città, ed è il più antico al mondo, nato nel 1824, custodisce oltre 40000 reperti. È un museo unico al mondo, dopo quello de il Cairo, è considerato il museo di antichità egizie, più importanti. Si sviluppa su quattro piani, e comprende 15 sale. 

La straordinaria raccolta di statue, papiri, sarcofagi e oggetti della vita quotidiana, permettono di  vivere un viaggio nel tempo attraverso 4000 anni di storia, arte, archeologia.
Le sale, offrono un vero e proprio percorso immersivo, come la Tomba di Iti e Neferu, riportata alla luce nel 1911, dagli scavi dell’allora direttore Ernesto Schiapparelli, attraversandola ci si sente come dei piccoli archeologi. Per non parlare della sala dei sarcofagi, dove viene spiegata, con dovizia di particolari, la storia dietro ad ogni mummia, e gli studi, con le più recenti tecnologie.

Troviamo anche cibo, con pani millenari e vasi di birra, amuleti, animali, tra cui i tanto amati gatti, manoscritti, papiri, ma anche moda, ci sono anche le mutande di Ka, e make up! Si può anche assistere al minuzioso e attento lavoro dei restauratori. Cosa lascia senza fiato, è la Galleria dei Re, con la statua di Seti II che emana ancora magia e suggestione. Luci soffuse e specchi danno accesso in un universo magico. 

Avrei amato visitare questo museo quando ero piccola, e studiavo gli egizi a scuola. Il Museo Egizio è proprio la rappresentazione della storia che esce dai libri e diventa realtà.

VISITARE IL MUSEO EGIZIO VISITARE IL MUSEO EGIZIO

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IL MUSEO DEL CINEMA

La sede del museo del cinema è all’interno del simbolo di Torino per eccellenza, la Mole Antonelliana, edificio in muratura e cemento costruito nella seconda metà dell’Ottocento, con progetto di Alessandro Antonelli. Sfortunatamente, nei giorni della mia visita, non ho potuto accedere alla terrazza panoramica, essendo l’ascensore era in manutenzione.

Si tratta di un museo interattivo, dove scoprire il cinema dai suoi albori fino ai nostri giorni. Si parte dall’archeologia del cinema, con tutte le tecnologie e le forme d’arte precursori della cinematografia, come teatri d’ombre, diorami, lanterne magiche e scatole ottiche. 

La sala della cromofotografia, ovvero la fotografia istantanea applicata allo studio del movimento, è stata sicuramente la mia preferita. La parte più interessante è sicuramente quella legata alla nascita del cinema vero e proprio, con le invenzioni di Edison e dei famosi fratelli Lumière. Per non parlare degli approfondimenti sull’ottica, il funzionamento della camera oscura, le lenti e le illusioni ottiche.

Una grande sezione è dedicata anche al cinema contemporaneo, che ci porta a conoscere tutte le fasi che portano a realizzare un film, dalla sceneggiatura, ai costumi , gli effetti sonori. Per tutti i cinefili, la galleria dei manifesti non lascerà delusi, con la collezione delle locandine di tutti i capolavori della storia del cinema. Cosa mi è piaciuto di più? Le maschere del film di Star Wars, scusate sono una fan.

IL MUSEO DEL CINEMA

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MAUTO – MUSEO DELL’AUTOMOBILE DI TORINO

Da grande appassionata del mondo delle corse automobilistiche, ero molto curiosa di visitare il museo dell’automobile di Torino, non a caso è qui che, nel 1899, è nata la FIAT. 

Il MAUTO, ha superato le mie aspettative: conserva 200 vetture originali, di oltre ottanta diversi marchi, raccontando l’evoluzione della macchina, da semplice mezzo di trasporto, a oggetto di culto.
Il museo nasce nel 1932, da una idea di due pionieri del motorismo nazionale, Cesare Goria Gatti e Roberto Biscaretti di Ruffia, ma è con la ristrutturazione nel 2011, e la nuova esposizione del 2013, che diventa uno dei migliori 50 migliori musei del mondo, lo dice il The Times. 

Tre piani, che coinvolgono in un viaggio emozionante, tra vetture d’epoca, auto da sogno, prototipi e modelli iconici. Valorizza l’età industriale della città, abbinando curiose auto d’epoca, con la cultura pop, lungo un viaggio in Europa ed i suoi momenti storici, segnati da modelli che sono rimasti nella storia: come l’iconica 500, che ha dato la possibilità alle famiglie italiane di viaggiare, le Trabant tedesche, simbolo del periodo del muro di Berlino, ed i furgoncini della Volkswagen hippie, delle vacanze alternative.

Torino è stata una città pioniera del mondo automobilistico, anche se i costruttori automobilistici rimasti oggi sono Fiat, Pininfarina e Bertone, all’inizio del secolo si contava una officina in ogni quartiere.
C’è una catena di montaggio, per vedere come si è sviluppato il mondo della fabbrica, una pompa di benzina d’epoca, spaccati di motori e di telai, e l’evoluzione della ruota e dello pneumatico. 

Si conclude con uno scenografico allestimento dedicato al mondo della Formula 1, con le macchine degli anni 30, ripercorrendo la storia dei più grandi piloti, c’è anche la Ferrari di Giles Villnevue e l’Alfa Romeo del campionato di F1 del 2022.

MAUTO – MUSEO DELL’AUTOMOBILE DI TORINO

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Caffè storici di Torino

Identificativi della città sono i caffè ed i bar storici, alcuni hanno alle spalle secoli di storia e una lunga tradizione, hanno ospitato grandi personaggi della storia, dell’arte e della letteratura. Qui, è possibile degustare le bontà della gastronomia torinese, come biscotti, cioccolatini, bevande calde e tramezzini. 

Sedersi ai tavoli di questi caffè raffinati dell’Ottocento è fare un tuffo nella storia. Sono stati parte attiva del Risorgimento italiano, ritrovo di politici ed intellettuali, anche i sovrani mandavano qui i loro emissari, per sondare gli umori della popolazione e le istanze patriottiche.

Ogni caffè aveva le sue peculiarità e la sua connotazione politica, derivata dai frequentatori. Spesso, ricordano delle sale parigine ed erano, ovviamente, frequentati anche dalle signori torinesi. Sono tantissimi, io avevo una lunga lista dove andare, ma sono riuscita ad andare solo al Caffè Mulassano e al Caffè Platti.

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I TRAMEZZINI DEL CAFFÈ MULASSANO

Il caffè Mulassano, ha aperto nel 1907, ed era il ritrovo abituale, ed esclusivo, dei notabili di Casa Reale, e degli artisti del vicino Teatro Regio. 31 metri quadri caratterizzati dalla ricercatezza degli arredi d’epoca, come gli splendidi specchi ed i tavoli di marmo. 

All’interno del Caffè Mulassano è incisa una targa che recita: “Nel 1926, la signora Angela Demichelis Nebiolo, inventò il tramezzino”. I coniugi Nebiolo, di ritorno dagli Stati Uniti, per ringiovanire il locale inventarono, dapprima in accompagnamento all’aperitivo, poi come pranzo veloce, questo spuntino, che Gabriele D’annunzio chiamò, alcuni anni dopo, “tramezzino”. Impossibile non assaggiare quello al Vitel Tonnè o alle acciughe verdi.

Non è l’unica curisiotà che lo riguarda, sulla parete che sta dietro il bancone, in alto a sinistra, è posizionato uno strano orologio con una sola lancetta e i numeri messi alla rinfusa. La lancetta è mossa elettricamente da un meccanismo segreto, che si attiva mediante un pulsante posto alla cassa. L’orologio pazzo serve a stabilire chi deve pagare il conto fra un gruppo di amici. Chi realizza il numero più alto paga.

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LA TORTA AL CAFFÈ PLATTI

Sotto i portici di Corso Vittorio Emanuele II, si trova il caffè Platti. Nato nel 1870, come liquoreria Principe Umberto, caratterizzato da splendide sale impreziosite con decori barocchi e arredi Decò, ha ospitato illustri personaggi come Giulio Enauidi, il senatore Agnelli, Cesare Pavese. Si racconta che tra queste mura sia nata l’idea di fondare una squadra di calcio, che verrà poi conosciuta come Juventus. Assolutamente da assaggiare la torta Platti, la cui ricetta è segretissima e non vi deluderà.

LA TORTA AL CAFFÈ PLATTI

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LA MERENDA ALLA FARMACIA DEL CAMBIO

Non si cono solo splendidi caffè storici, ma anche pasticcerie che non mancano di charme e di gusto. Come la Farmacia del Cambio, che era una storica bottega di speziali. Ora si può andare per una raffinata colazione, un elegante light lunch o una pausa dolce pomeridiana. Una vera e propria boutique del gusto, dove mi sono fermata per una merenda gustosa con un dolce al tiramisù ed il loro famoso gianduiotto.

LA MERENDA ALLA FARMACIA DEL CAMBIO

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I GIANDUIoTTI DI GUIDO GOBINO

Torino è nota come la città italiana del cioccolato. La tradizione che la lega al cioccolato nasce nel 1560, quando Emanuele Filiberto di Savoia servì simbolicamente alla corte, una tazza di cioccolata fumante, per festeggiare il trasferimento della capitale ducale da Chambéry.

La passione per il cioccolato non ha più lasciato la città dal quel momento, creando così prodotti tipici come il Bicerin.

A causa però del blocco continentale imposto da Napoleone, era diventato difficile procurarsi la materia prima per creare le leccornie tipiche. Al cioccolato si trovò così un miglior sostituto, ovvero le nocciole coltivate nelle Langhe. Nel 1858. Michele Prochet riuscì a ottenere un finissimo impasto di cioccolata, nocciole, zucchero e vaniglia, da cui nacque il più famoso prodotto della tradizione torinese: il gianduiotto.  Il suo nome è legato alla maschera torinese Gianduia, il cui cappello ricorda la forma del cioccolatino. Fu anche il primo cioccolatino a essere incartato con la tipica carta d’oro, simbolo di regalità e prestigio.

Non si può andare via da Torino senza mangiare un gianduiotto, e io sono andata in una delle cioccolaterie artigianali più rinomate della città: Guido Gobino. Vi avverto creano dipendenza, e secondo me sono una idea regalo molto carina da portare a casa.

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Tante curiosità da scovare in giro per la città

Negli ultimi anni, ho scoperta che mi piace andare in giro per la città per scoprire curiosità, aneddoti simpatici e piccole cicche. Questo mi permette di camminare per stradine, che altrimenti non avrei mai visto. Voglio condividere con voi questa mia personale caccia al tesoro, siete pronti?

  • Before I die… Black Dream Walll: si trova al numero 71 di via Madama Cristina. Una lavagna nera, che accoglie desideri e auspici, obbiettivi da realizzare nella vita. L’opera è stata pensata e realizzata da Andrea Spoto. Quest’opera, che occupa il muro laterale del Teatro Colosseo, condivide lo spazio con un’altra installazione artistica, The Big Bear, opera in 3D dell’artista Artur Bordalo.
  • The Big Testone: chi avrebbe mai pensato di trovare la testa del David di Michelangelo sottosopra in un cortile di Torino. Si tratta di opera di Andrea Salvatori, lasciando lo spazio interno vuoto, che è ciò che lo contraddistingue essendo per lui “spazi da riempire”. L’interno è caratterizzato da stelle, e monetine lassiate dai passanti.
    Si trova nel cortile di Palazzo Villa, attraversate il passage che collega via Lagrande con Piazza San Carlo, l’opera che state cercandosi trova davanti al negozio San Carlo 1973.
  • Il palazzo con il piercing: un’opera d’arte moderna, creata sull’architetto Corrado Levi in collaborazione con Cliostraat, gruppo di artisti e architetti nato nel 1991 con l’obbiettivo di sperimentare nel campo architettonico e artistico.  L’opera si chiama “Baci Urbani”, e si può ammirare al quarto piano del palazzo in Via Palazzo di Città, 19. Il pricing, simbolo di modernità e ribellione, trova spazio sulla facciata di un palazzo del settecento, da un lato si scorgono gocce di sangue rosso, l’anima proletaria, dall’altro gocce blue, l’anima nobile: simbolo delle due anime contrastanti, e armoniosamente coesistenti, della città sabauda.
  • Lampioni innamorati: all’interno del Parco del Valentino, il polmone verde della città che si snoda lungo il Po, si trova il Giardino Roccioso, una splendida oasi di pace costruito da Giuseppe Ratti del 1961, in occasione dell’Esposizione Internazionale e del centenario dell’unità di Italia. La Panchina Innamorata, è una opera realizzata da Rodolfo Marasciolo, i due lampioni sono espressione di complicità, amore e tenerezza
  • Borgo medievale: sempre nel parco del Valentino, potrà capitarvi di fare un viaggio nel tempo, e imbattervi in un borgo medievale . Si tratta di un vero e proprio museo a cielo aperto, dedicato all’architettura gotica medievale.  Fu costruito in occasione dell’esposizione Generale Italiana a Torino del 1884, come padiglione esterno alla manifestazione, ed è una riproduzione fedele e artigianale. Lungo la via, si affacciano case e botteghe artigiane, una rocca e una gorgogliante fontana in ferro battuto.
  • La fontana dei 12 mesi: non è una vera curiosità da scoprire a Torino, ma sicuramente non può mancare in una visita al Parco del Valentino. La sua particolarità risiede nell’essere l’unico esempio rimasto del progetto architettonico, fatto per l’Esposizione Nazionale del 1898 in occasione dei 50 anni dello Statuto Albertino.  Come molti simboli di Torino, questa fontana è legata ad una leggenda. Si narra che sorga dove il figlio del Dio del Sole, Fetonte, sia caduto dopo aver impattato con il carro del padre e fatto imbizzarrire i cavalli. Fetonte cadde proprio nel fiume Po, dove secoli dopo i romani fondarono la città di Augusta Taurinorum.
  • Palazzo “fetta di polenta”: il nome originale è Casa Scaccabarozzi, progettata da Antonelli, fu una vera scommessa, data la sua forma trapezoidale-triangolare molto stretta. Ed è proprio la curiosa forma di questo edificio, somigliante ad una vera e propria fetta di polenta, oltre al suo caratteristico colore giallo, ad aver spinto i torinesi a dargli questo nomignolo.
    Si trova in via Giulia di Barolo, 9 (angolo corso San Maurizio).
  • Galleria Subalpina: sicuramente uno dei luoghi più conosciuti della città. Progettata nel 1873 dall’architetto Pietro Carrera, l’ambiente propone il modello ottocentesco dell’area commerciale riservata allo svago borghese, piuttosto apprezzato in città, benché affermatosi in una versione più contenuta rispetto alla galleria Vittorio Emanuele II di Milano.
  • Portone del Diavolo: il portone di Palazzo Trucchi di Levaldigi che oggi ospita la sede della Banca Nazionale del Lavoro, è legato ad una leggenda esoterica.
    Il portone fu scolpito nel 1675 da una manifattura di Parigi, e deve il suo nome al baiocco centrale raffigurante il diavolo che scruta i visitatori che bussano alla porta. Sembra che il portone sia comparso dal nulla, una notte in cui un apprendista stregone aveva invocato le forze oscure e lo stesso Diavolo che, schioccato da questa evocazione, decise di punire lo stregone imprigionandolo dietro il portone, che non riuscì mai più ad aprire.
  • Il Dito di Colombo: in piazza Castello, sotto i portici della Prefettura, un medaglione di bronzo in altorilievo, raffigura il più celebre esploratore di tutti i tempi, Cristoforo Colombo. La particolarità è quella di avere il dito mignolo in evidenza, e leggenda narra che strofinare il dito porti molta fortuna. Chi non ha bisogno di una dose di fortuna extra?
  • Cinema Lux e la Galleria San Federico: se vi piacciono le insegne vintage, il cinema Lux, uno dei cinema storici della città inaugurato nel 1934, ne regala una pazzesca. Emblema di eleganza e stile classico di vecchie epoche sfarzose, non a caso era la la sala cinematografica più lussuosa della città, oltre ad essere il più grande.
    Una piccola curiosità riguarda proprio il suo nome, che nel 1942 cambiò in Dux fino ad arrivare all’attuale Lux nel 1945. Ed ancora oggi è in attività, si trova all’interno della bella Galleria San Federico, compresa tra piazza San Carlo, via Roma e via Viotti, prende il nome dal santo a cui era intitolato un tempo tutto l’isolato in cui sorge.
  • Il T’Oro: si tratta di un opera d’arte realizzata dall’artista Richi Ferrero. L’animale è  rappresentato nel momento in cui cerca di sfondare il muro, per affacciarsi all’immensa città. L’opera è una rappresentazione dirompente della storia di Torino che guarda al futuro. Si trova in via delle Orfane 20.
  • Portone del Melograno: un angolo nascosto di liberty. Il portone d’entrata della palazzina, è in ferro battuto con rappresentati due alberi di melograni ricchi di foglioline verdi e frutti rossi, inseriti in una cornice a coda di pavone. Fu progettato da Pietro Fenoglio nel 1097 e se vi trovate nella zona di San Salvario, merita una visita. Segnatevi l’indirizzo: Via Argentero, 4

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la vista dal Monte dei Cappuccini

Se cercate una vista panoramica sulla città , sulla riva destra del fiume Po si erge il Monte dei Cappuccini che, oltre a essere un luogo di storia, offre una incantevole vista sulla città e le Alpi.

Questo luogo, ha ricoperto un ruolo molto importante nella storia della città, merito dei frati che, ancora oggi, abitano nel convento. Note sono le loro gesta durante le epidemie di peste, che colpirono la città di Torino del 1630, e anche nel 1640 furono protagonisti durante l’Assedio di Torino, quando all’interno della Chiesa di Santa Maria al Monte, si dice sia avvenuto un miracolo eucaristico.

Proprio la Chiesa di Santa Maria al Monte, fu costruita grazie ad un dono del Duca Carlo Emanuele I, fu così che i frati cappuccini ebbero il loro terreno per costruire il loro convento, finito nel 1590. Solo un secolo dopo venne eretta anche la Chiesa di stile barocco, dagli interni preziosi, con decorazioni di marmi policromi sugli altari.

LA VISTA DAL MONTE DEI CAPUCCINI

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Chiesa Gran Madre di Dio

Ai piedi della collina, appena passato il ponte Vittorio Emanuele I, si trova la Chiesa della Gran Madre di Dio. Venne commissionata dagli amministratori della città, i decurioni, nel 1814, per celebrare il ritorno di Vittorio Emanuele I di Savoia, dopo la sconfitta di Napoleone. Per questo, sul timpano della chiesa, compare l’epigrafe latina “la nobiltà e il popolo di Torino per il ritorno del re”. Secondo alcuni esoterici, tra le due statue che rappresentano la Fede e la Religione, sarebbe sepolto il Sacro Graal.

CHIESA GRAN MADRE DI DIO CHIESA GRAN MADRE DI DIO

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Visitare la Basilica di Superga

Uno dei luoghi simbolo dei torinesi è la Basilica di Superga, una tappa obbligatoria per tutti i turisti. Progettata da Filippo Juvarra, su mandato di Vittorio Amedeo II di Savoia, per soddisfare il voto fatto alla Madonna delle Grazie, per aver sconfitto l’esercito francese.
Un santuario in stile barocco, che ospita ancora un convento dei frati, che sovrasta e domina la collina.

Raggiungerla è molto semplice: partendo dalla stazione Sassi ,si prende la tranvia storica, quella che i torinesi chiamano la dentiera. Si tratta di una cremagliera, con vetture originali del 1934, che sale con una pendenza media del 13%, un vero viaggio nel tempo!

All’interno della Cripta Reale, sono ospitate le Tombe Reali di Casa Savoia. Sorvegliata da una statua di San Michele Arcangelo, e riccamente decorate, secondo lo stile barocco, con marmi neri, bianchi e rossi, elementi in alabastro, stucchi, magici ed esoterici.
Sono disposte su cinque diverse sale, la prima è quella che ospita la Sala dei Re, ovvero il sarcofago di Carlo Alberto di Savoia. Con l’unità di Italia, ed il nuovo titolo di Re d’Italia, i suoi eredi verranno seppelliti all’interno del Pantheon di Roma. Si continua poi con la Sala delle Regine, opposta di trova una quarta Sala, dove riposa Vittorio Amedeo II, e la sala Sala degli Infanti. In totale, ospitano 62 tombe della famiglia

Ad anticipare la cripta, di trova la Sala dei Papi, una pinacoteca nata nel 1876, che ospita i ritratti di tutti i pontefici.
La visita non finisce qui perchè è possibile raggiungere la balconata eterna della cupola: 131 gradini, lungo la scala a chiocciola, vi dividono da uno dei panorami più belli e suggestivi della città di Torino e, nelle giornate limpide, si riesce a scorgere anche le Alpi.

Non dimenticate di entrare nella Basilica prima di andare via, è considerata uno dei capolavori Juvarriani! Imponente edificio, che si erge elegante con i suoi campanili simmetrici, lascia senza fiato la sua cupola barocca, ispirata a quella del Pantheon.
All’interno, si trova una statua di legno della Madonna, che risale al 1600, la stessa a cui si rivolse il Duca per chiedere la Grazia.

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TORINO + PIEMONTE CARD CARD

Conviene fare la Torino + Piemonte Card, quando si visita la città? Secondo me sì! A maggior ragione se volete visitare i musei. Disponibile nella versione da 1,2,3 e 5 giorni permette di risparmiare sulle principali attrazioni, inoltre ogni tessera può essere usata da un adulto e da un minore di età inferiore ai 12 anni.

Vi darà anche, la possibilità di avere uno sconto sull’abbonamento dei mezzi pubblici. Si acquista facilmente online, o presso gli Uffici di Turismo Torino e Provincia, che si trova in PIazza Castello. Il mio consiglio è quello di studiare sul sito le attrazioni che comprende, e quelle che sono in sconto, per capire se è ideale per il vostro soggiorno o no.

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Dove mangiare

Sapete cosa è una piola? Sono i locali tipici della tradizione gastronomica piemontese e torinese, dove si mangia bene a prezzi davvero contenuti. Praticamente, quelle che nel resto di Italia chiamiamo osterie o trattorie, anche le piole sono caratterizzate da atmosfera conviviale, una gestione principalmente familiare, piatti gustosi, e vino locale. Vi svelo quelle dove sono stata a mangiare io.

  • Da Cianci Piola Caffè: se siete alla ricerca di un posto semplice e genuino, dove assaggiare i piatti della tradizione, questo fa per voi. Trovate tutti i piatti tipici, come i tomini verdi, le acciughe al verde, i tajarin, il vitello tonnato. Tenete un posto per il dolce, perchè la Coppa Cianci è una vera delizia. I prezzi sono davvero popolari, e l’ambiente informale, è però molto frequentato, quindi ci vuole un po’ di pazienza.
  • Caffè Vini Emilio Ranzini: questa piola è sicuramente un viaggio nel passato, con i suoi muri ricchi di foto e oggetti che raccontano una Torino di altri tempi. Ideale per il pranzo, perchè servono panini e piattini, praticamente come mangiare solo con antipasti, per me, un vero sogno. Anche qui prezzi contenuti e tanta tradizione.
  • Ballatoio – Bistrot di Ringhiera: in pieno centro si trova questo localino, caratterizzato da una sorta di cortiletto interno, con tanto di ringhiera, cioè un soppalco occupato da biciclette decorative, che si affaccia sulla sala. I menù si aprano come finestre, i mobili sono shabbu chic, una carta molto semplice con pochi piatti dai prezzi contenuti.
  • Pastificio Defilippis: la storia di questo locale inizia nel 1872, quando il cuoco di Casa Savoia, Domenico Toso, tornato a Torino aprì il suo laboratorio al numero 39 di via Lagrange. Il nome, Defilippis, è quello della famiglia che rilevò il negozio negli anni quaranta, e proseguì l’attività nel dopoguerra. Ancora oggi, in questo laboratorio, viene preparata la pasta fresca all’uovo, classica, ripiena. Ravioli del plin, agnolotti, margherite, ravioli con ripieni che variano in base alla stagione, ma sempre di prima qualità. 

Caffè Vini Emilio Ranzini

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Torino è una città che mi ha colpito e mi ha lasciato innamorata e incantata. Una di quelle città dove tornerei sicuramente perchè ha ancora tante curiosità, musei, segreti da svelarmi! Ci siete mai stati?

Tutte le foto sono state realizzate con fotocamera Sony α7IV

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TheRuberry

Nata a Firenze e totalmente innamorata della sua città e della sua terra, la Toscana. Laura è una ragazza con tantissimi, forse troppi, interessi, primo tra tutti la fotografia. Le piace viaggiare, scoprire nuovi posti e vivere avventure. Vive il viaggio come una terapia, una terapia per cambiare luogo, cambiare idea, cambiare sguardo, per trovare e ritrovare l’armonia. Viaggiare le fa bene, le permette di conoscere luoghi, persone, imparare lingue, vivere avventure nuove. La fotografia è la sua forma di comunicazione preferita, che le ha dato la soddisfazione di collaborare con grandi marchi: Canon e Samsung nel 2016, Sony e OnePlus nel 2017. Ogni giorno il mondo di Instagram le regala emozioni, grazie a cui è stata menzionata in più articoli come una delle instagramer da seguire. Motivo per cui in molti la conoscono come Ruberry, il suo nick name sui social che ormai è diventato un secondo nome.