C’è sempre una buona ragione per andare a Roma. Che sia per una mostra, per un piatto di cacio e pepe, per un fine settimana alla scoperta della città eterna. Roma non ha bisogno di presentazioni, e anche se cammini senza meta per le sue strade, sei sicuro che ti imbatterai in qualcosa di bello.
La cosa che preferisco di Roma è che ogni volta che torno, non solo posso tornare a visitare i miei luoghi preferiti, quelle perle nascoste tra le sue vie e nelle sue chiese, ma ogni volta sa sorprendermi con qualcosa di nuovo, che la rende ancora più magica ai miei occhi.
Hotel Camplus, mi ha invitata a soggiornare nella loro nuova struttura, in pieno centro storico, per scoprirne il confort. Potevo resistere a questo invito di tre giorni romani?
indice:
Dove vedere le opere di Caravaggio
CHIESA DISANT’IGNAZIO DI LOYOLA
SAN PIETRO IN VICOLI
MERCATO VINTAGE DI VIA SANNIO
STREET ART OSTIENSE
DOVE MANGIARE A ROMA
DOVE DORMIRE, CAMPLUS HOTEL ROMA CENTRO
Dove vedere le opere di Caravaggio
Uno dei miei pittori preferiti è Caravaggio. Ne sono talmente affascinata, che ho visto dal vivo la maggior parte delle sue opere, ed una la porto tatuata sul braccio.
Roma è custode, in chiese e musei, di alcune delle opere più rappresentative di Michelangelo Merisi, l’artista che più di ogni altro seppe rendere tangibile la luce.
Non riesco ad andare a Roma senza passare dalla Chiesa San Luigi dei Francesi, a pochi passi da piazza Navona. Fu proprio a piazza Navona, che l’artista si insediò appena arrivano nella capitale, dove visse molti anni, e fu proprio in quelle strade che Caravaggio frequentò la gente del popolo, che poi raffigurava nelle sue opere in sembianze di Santi, Cristi e Madonne.
Nella navata sinistra della chiesa San Luigi dei Francesi, nella Cappella Contarelli, si trovano tre meraviglie: La “Vocazione di San Matteo”, il “Martirio di San Matteo” e “San Matteo e l’Angelo”. Fu la prima opera pubblica realizzata da Caravaggio, su commissione del cardinal del Monte.
Alla fine di Corso Rinascimento si trova la Chiesa di Sant’Agostino, si trova qui la “Madonna dei Pellegrini” conservata nella prima cappella a sinistra vicino all’ingresso.
Il volto della Madonna, è preso in prestito da Lena Antognetti, famosa cortigiana dell’epoca. Ai suoi piedi, sono rappresentati due viandanti, lerci e con le gambe mezze nude, in assoluta aderenza al vero.
La Basilica Santa Maria del Popolo, su Piazza del Popolo, nei pressi della porta che si apre delle Mura Aureliane, ospita altri due capolavori. All’interno della Cappella Cerasi, sono esposte la “Conversione di San Paolo” e la “Crocifissione di San Paolo”. Nella prima, San Polo è rappresentato disteso a terra ai piedi del cavallo, dopo essere caduto in seguito alla luce fortissima della rivelazione. Nella seconda, il santo dimostra un incredibile stoicismo, nel momento del suo estremo supplizio.
La visita di questi capolavori è completamente gratuita. Altre opere sono conservate nella Galleria Borghese, alla galleria Doria Pamphilj, ai Musei Vaticani, nella Pinacoteca Capitolina e a Palazzo Corsini.
Palazzo Barberini ospita altre due opere di Caravaggio, secondo me imperdibili: “Giuditta e Oloferne”, opera che è stata ampiamente presa a modello dai successivi “caravaggeschi”, prima tra tutte Artemisia Gentileschi”, che smuove i moti dell’anima dei personaggi che sono rappresentati. Sempre a Palazzo Barberini si trova una delle opere più suggestive, ovvero “Narciso”
CHIESA DISANT’IGNAZIO DI LOYOLA
Una delle chiese che ogni volta lascia senza fiato, è sicuramente quella di Sant’Ignazio di Loyola. Si trova in Via del Caravita, a metà strada tra il Pantheon e Via del Corso. Famosa per le pitture illusionistiche di Andrea Pozzo.
Fondata nel 1551 da Sant’ Ignazio, come chiesa del modello Romano, modello di tutti i collegi della Compagnia di Gesù. Sebbene dal di fuori sembri una chiesa come le altre, è in realtà una della più belle chiese del periodo barocco, che si possono vedere a Roma.
L’affresco che lascia senza parole è sicuramente “La Gloria di Sant’ Ignazio”: l’opera rappresenta Cristo che dona la luce a Sant’Ignazio, circondato da angeli e da quattro figure, che rappresentano i quattro continenti conosciuti all’epoca della realizzazione di questo capolavoro.
Posizionandosi al centro della navata centrale, si può ammirare la simulazione prospettica di un secondo tempio, con archi e colonne. Il dipinto sembra davvero uscire dal soffitto.
Non è l’unico esempio di pittura illusionistica, qui si trova anche un “falsa cupola”, un affresco che, grazie alla prospettiva, crea l’illusione di una cupola dove in realtà non esiste. L’ultima perla si trova nell’abside, dove sono rappresentate scene della vita di Sant’Ignazio, ma se fate attenzione vedrete che Andrea Pozzo, realizzò una architettura fittizia, dipingendo colonne dritte, in una superficie concava.
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SAN PIETRO IN VICOLI
Il Rione Monte è uno dei quartieri più antichi di Roma, impossibile non rimanere incantati davanti alla suggestiva scalinata, conosciuta in città come la “Salita dei Borgia”. È qui che il re Sevio Tullio, fu assassinato dalla figlia per favorire l’ascesa al trono del suo amato, il temibile Tarquinio il Superbo. Il nome però, ricorda i Borgia, che vissero nel palazzetto al di sopra della scalinata,
Superata la scalinata, ci si trova in una piazzetta, dove sorge l’imponente San Pietro in Vicoli, una delle più antiche basiliche di Roma, edificata nel 442 per volere dell’imperatrice Licinia Eudossia. La basilica fu fatta erigere, con lo scopo di contenere le preziose catene, dette vincula, che avevano imprigionato l’spostalo Pietro a Roma nel carcere Mamertino, insieme a quelle relative alla sua prigionia in Terra Santa. Leggenda vuole che papa Leone I, prese in mano la coppia di catene per confrontare le loro estremità, e queste si giunsero da sole in modo inseparabile, attestando la loro unicità. Sono queste le catene ancora oggi visibili nel reliquiario, posto sotto l’altare maggiore.
Tra le molte opere d’arte che sono custodite all’interno, attira sicuramente l’attenzione il sommo capolavoro di Michelangelo: la Tomba di Papa Giulio II con il potente Mosè. Opera che lo stesso artista definì una tragedia, vi lavorò infatti per 40 anni, modificando sei volte il progetto.
L’imponenza della statua del Mosè è notevole, con i suoi 2,30 metri di altezza, anche se il segreto della sua bellezza risiede della perfezione dell’esecuzione. Le morbide vesti e la delicatezza della barba, una leggenda dice che nasconderebbe i lineamenti di Papa Giulio II e di una donna, sono in contrasto con la mezza torsione del busto, che regala una immagine di vigore, e di forza. In mano Mosè porta le tavole della Legge rovesciate, segno distintivo della sua missione, e monito per tutti i credenti.
Due curiosità si celano dietro a questa statua. La prima è che Mosè sul capo ha un paio di corna, come mai? Ancora prima di Michelangelo, per un errore di trascrizione, la parola ebraica Karan o Karnaim, che significa raggi, divenne Keren ovvero corna.
Un aneddoto molto conosciuto, senza alcun fondamento storico, è quello della celebre frase “Perchè non parli?”. Michelangelo dopo aver finito il Mosè, rimasto ad osservarlo, gli sembrava così vivo da porre appunto questa domanda, alla quale non ottenne risposta ed il mutismo spinse Michelangelo a dargli una vigorosa martellata sul ginocchio. Quella che si vede sul ginocchio è una venatura naturale del marmo, forse è stato proprio questo a far muovere la fantasia e a portare la diceria di bocca in bocca.
Mercato vintage di via Sannio
Roma però non offre solo cultura, mostre incredibili e chiese che nascondo i tesori. Siete amanti del vintage? Allora fate un giro nel cuore di San Giovanni, a due passi dalle mura Aureliane e la stupenda Basilica, dove si trova un mercato giornaliero dedicato all’abbigliamento, agli accessori, al vintage. Si tratta di un mercato storico, particolarmente in voga negli anni settanta e ottanta. Molte bancarelle sono le stesse che la domenica puoi trovare al mercato di Porta Portese. Oggi il numero di bancherelle è diminuito a circa un centinaio, ma c’è ancora la possibilità di trovare quale pezzo che si cercava ad un prezzo interessante. Sopratutto se siete esperti del mondo del vintage.
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Street art ostiense
Roma è stata quella città che mi ha fatto vivere, conoscere e apprezzare la street art. Firenze ha tante meraviglie, ma solo quando ho vissuto a Roma mi sono realmente imbattuta nella street art, incuriosita ho iniziato a studiarla, cercarla, conoscerla, e oggi è una delle mie più grandi passioni.
Il quartiere di Ostiene è sicuramente una delle principali aree dove trovare murales a Roma, nonché il primo quartiere della capitale dove la street art si è diffusa, in maniera legale ed in formato super size. Come in altre metropoli del mondo, i primi quartieri a diventare “street art District” sono le aree dal passato industriale, dove le fabbriche lasciano ampi spazi dal fascino urbano, per trasferirsi nelle periferie.
Indubbiamente l’opera più famosa è “i mille volti” di Blu, il murale ricopre le due facciate dell’ex magazzino dell’aeronautica militare. Giocando con gli elementi architettonici l’artista ha dato vita a 27 volti dai colori diversi, un tempo erano molto sgargianti. Affianco, si trova il più grande murale ecologico di Europa. Ideato da Iena Cruz, dipinto con pitture ecosostenibili che purificano l’aria, in altre parole la pittura mangia le polveri inquinanti.
Realizzato da JB ROCK, si trova la “Wall of Fame”, un tappeto rosso per le icone del nostro tempo. È stato il primo grande murales di Roma Ostiense, e simbolo della rigenerazione urbana. Dall’altro lato abbiamo STEN&LEX con la loro galleria di personaggi immaginari del quartiere. Si trova infondo alla strada un murales commissionato da Cartoon Network, proprio dove si trova la sua sede romana, che raffigura i personaggi più amanti ad opera di OMINo71 e Mr.KLEVRA.
Se avete tempo, camminate senza meta tra le vie di questo quartiere, perché le opere importanti da citare sarebbero ancora infinite. Poi non si sa mai se nel frattempo è nata qualche opera nuova, è questa l’anima del quartiere e della street art.
Dove mangiare a roma
Per me non è una gita a Roma senza un piatto di cacio e pepe. Tante sono le delizie della cucina tipica da provare, e vi assicuro che anche con tanto impegno tre giorni non sono sufficienti.
- Zia Rosetta, qui è protagonista il pane della tradizione romana, la rosetta, morbida friabile e con poca mollica. Un classico a Roma la sua farcita con la mortadella per merenda. Nel cuore di Roma, nel rione Monti, hanno fatto la rosetta protagonista, rendendolo un panino gourmet e che ogni mese propone nuovi varianti tutte con prodotti tipici e con accostamenti di sapore che faranno impazzire tutti i golosi.
- Una roccaforte della cucina romana è la trattoria di Danilo Valente, che si trova a due passi da piazza Vittorio, la trattoria da Danilo colpisce sicuramente per le pareti addobbate da decine e decine di ritratti delle celebretis che sono passate di qui, locale piccolo, semplice e ben curato. Da non perdere i piatti della tradizione, come il carciofo alla romana, e la cacio e pepe mantecata prima di essere servita nella forma di pecorino. Per concludere la serata impossibile non concedersi un tiramisù al bicchiere.
- Conoscete tutti la mia passione per i cocktail, ed ero davvero curiosa di andare da Drink Kong, arrivato 19esimo nella classifica the world’s 50 best bar di Londra, la graduatoria più autorevole del settore, una sorta degli oscar della mixology. L’atmosfera del locale è molto cinematografica, molto futuristica, con le luci al neon e quel gusto un po’ anni ’80, condita dal sottofondo musicale ricercato con pezzi del rock più classico. I cocktail sono molto istintivi, molto ricercati, con sapori forti e complessi. Se siete amanti della mixology questo è il posto che fa per voi, ma se siete tipi dal solito gin and tonic temo che la complessità del menù vi possa stordire.
- Immagina di camminare da ore per Roma, di avere tanta fame e di volere a tutti i costi un supplì. Il locale dove sono diretta si chiama Supplizio, adoro i giochi di parole, e mai nome mi è sembrato più corretto.
Lo street food più amato dai romani, una crocchetta di riso al pomodoro che nasconde al suo interno un cuore di mozzarella filante. Il marchio di fabbrica del noto chef Arcandelo Dandini, risiede nella spessa panatura, dalla grana grezza e croccantissima, una frittura a dir poco perfetta. Dal classico, a quello cacio e pepe, amatriciana, carbonara impossibile resistere si devono provare tutti - Due sono i caffè che amo a Roma, la Tazza d’Oro e Sant’Eustachio e questa volta sono andata al secondo. Celebre in tutta la capitale per preparare un caffè incredibilmente cremoso, già dolce e per avere la macchina del caffè coperta in modo che non si veda cosa stanno facendo i baristi. La lista degli speciali è davvero lunga, e sicuramente è una tappa che non può mancare nella visita a Roma.
- Due sono le specialità nate nel ghetto ebraico di Roma, i carciofi alla giuria che sono fritti in olio bollente, senza pastella e panatura, consumati alla fine del digiuno dello You Kippur, ricorrenza ebraica che si celebra il giorno dell’espiazione ed io ne vado matta.
Camminando per il quartiere ebraico è impossibile non notare la lunga fila che si trova davanti al Forno Boccione, qui si trova la seconda specialità: la crostata di ricotta e visciole. La leggenda narra che è nata nel corso del Settecento, in seguito agli editti papali che vietavano il commercio dei latticini agli ebrei, che pensano così di nascondere la ricotta tra due strati di pasta frolla e coprirla con la confettura. Consiglio, andateci la mattina presto perché finisce subito. - Parlando di carciofi alla giudaica, uno dei migliori che ho mai mangiato e da Flavio al Velavevodetto. Una vera e propria istituzione della cucina romana, nonostante abbia aperto “solo” nel 2009. Si trova alle pendici del Monte Testaccio, una collina composta da frammenti di antiche anfore olearie. Con le pareti. In terracotta rende l’atmosfera magica, ideale per una cena romantica. Io ho preso la gricia, altro piatto immancabile della tradizione Romana, ma per dover di cronaca mi sento di dirvi che gli altri commensali che avevano preso la carobonara celebre per essere molto vellutata, non ne sono rimasti piacevolmente sorpresi (c’è chi dice che c’era la panna).
- Ultimo, ma di certo non in ordine di bontà, è il mercato di Testaccio, dove si trova Mordi e Vai. Punto di riferimento dello street food capitolino, senza incursioni internazionali, qui ci sono solo i piatti della tradizione. Perfetto per una pausa pranzo da leccarsi i baffi, i panin, farciti con i classici piatti romani, i sono a dir poco buonissimi. Trippa alla romana, polpetta, salsiccia e broccoli ed il must con l’aleso di scottona. Io ho provato il panino con la lingua e salsa verde, e la picchiapò con qualche carfiofo alla romana che non si può salutare Roma senza mangiarne un ultimo. La fila e l’attesa possono essere lunghe, ma ne vale davvero la pena.
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Dove dormire, CAMPLUS HOTEL ROMA CENTRO
A due passi dalla stazione di Roma Termini e dai principali mezzi pubblici urbani si trova Camplus Hotel Roma Centro. Aperto da poco è la prima struttura abitativa dedicata agli studenti universitari, ai lavoratori e ai viaggiatori che hanno bisogno idi un punto di appoggio nella Città Eterna. Moderno con tutti i servizi necessari, con quel pizzico di design e minimalista, una cura perfetta per la pulizia e staff giovane, cortese e molto disponibile.
Le stanze sono molto luminose e molto confortevoli, è ideale per tutti quei viaggiatori che cercano una struttura che permette di raggiungere facilmente le principali attrazioni e non spendono molto tempo in hotel, perché più impegnati a girare per la città. La chicca? La stupenda vista sul chiostro di Michelangelo che rende ogni risveglio più bello, insieme ovviamente ai cornetti del forno risicoli che si trovano per colazione.
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Non vedo l’ora di tornare a Roma, per visitare le sue incredibili mostre o ammirare le sue bellezze e perché no, per una bella cacio e pepe. Vi piace Roma? Ci siete mai stati?
In collaborazione con Camplus Hotel Roma Centro
Tutte le foto sono state realizzate con fotocamera Sony α7IV